COME COLTIVARE IN IDROPONICA: principi base per avviare il proprio impianto
In questo breve corso di formazione gratuito vi spiegheremo le basi per poter realizzare e gestire un piccolo impianto idroponico domestico così da poter sperimentare ovunque vogliate!
Perché l’Urban Farming?
Nel 2030 il 60% della popolazione mondiale vivrà nelle città, per cui la stessa FAO sottolinea l’importanza dell’agricoltura urbana. Incrementare piante e alberi in città, a partire proprio dall’autoproduzione, non solo risponde all’obiettivo di nutrire il pianeta, ma permette di assorbire CO2, ridurre l’inquinamento e il surriscaldamento, contrastando l’effetto “isola di calore”, per migliorare la biodiversità e rendere i centri urbani più sani, piacevoli e vivibili.
Dunque, se serve più cibo, se non c’è più spazio, se le persone saranno sempre più concentrate nelle città, allora è nelle città che occorre creare nuovo verde e produrre nuovo cibo, in modo sostenibile, anche per contribuire ad abbassare il surriscaldamento globale. Le coltivazioni fuori suolo hanno le caratteristiche giuste per questa rivoluzione.
Idroponica e acquaponica: cosa sono e quali vantaggi hanno?
Idroponica e acquaponica sono tecniche di coltivazione fuori suolo, in assenza di terreno.
Si contraddistinguono dall’agricoltura tradizionale principalmente per via della loro applicabilità in qualsiasi contesto e per l’elevata capacità di risparmio idrico.
Inoltre entrambi i sistemi di coltivazione consentono una maggiore piantumazione per metro quadrato, anche grazie a tecniche di coltivazione come NFT (Nutrient Film Tecnique ), DWC (Deep water culture), Vertical Towers DWT.
Idroponica
Nella coltivazione idroponica realizzata attraverso vasche generalmente poste all’interno di una serra, le radici delle piante sono immerse direttamente nella soluzione nutritiva composta da acqua e da sostanze in essa contenute, ovvero sali, minerali e altri microelementi. Per nutrire le piante, quindi, vengono utilizzate soluzioni nutritive create o con processi di sintesi industriale o attraverso l’estrazione e successiva raffinazione di rocce, come quelle fosfatiche. Non c’è terra, ma solo un substrato di ancoraggio per le radici costituito nella maggior parte dei casi da argilla espansa, zeolite, lana di roccia e fibra di cocco.
Acquaponica
L’acquaponica, invece, mette insieme coltivazione idroponica e acquacoltura, per questo la FAO le ha dedicato numerosi approfondimenti e un manuale pratico per la realizzazione di impianti di piccola scala.
Grazie alla presenza di pesci a scopo ornamentale o alimentare, l’impianto di acquaponica riesce a creare un ecosistema chiuso e circolare: l’ammoniaca presente negli escrementi dei pesci viene trasformata da alcuni particolari batteri per diventare nutrimento delle piante, che a loro volta purificano l’acqua per i pesci. Un processo naturale, quindi, basato sulla delicata sinergia tra piante, pesci e batteri. Qui il substrato di argilla espansa o altra materia inerte, non costituisce solo l’ancoraggio iniziale delle piante, ma partecipa attivamente allo sviluppo dei batteri poiché fornisce loro spazio per proliferare.
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